
Io non valgo uno. Al massimo zero. Oppure molto, ma molto di più.
interpretare politicamenteCi stanno ammazzando. E a noi sta bene così. L’energia, lo sfruttamento della terra, della natuuuraaa, le traaadizzziòòòni della nonna…
Puttanate.
Ci stanno ammazzando. Perché quello che il potere sfrutta sono le nostre risorse, incredibili e infinite, che siamo costretti a vedere incanalate nel bisogno di pagare bollette troppo alte, con stipendi troppo bassi. Ma soprattutto con spazi troppo stretti.
“Noi abbiamo fatto la 500 e voi che fate?” “I pargoli bene se comprano quella nuova e intanto i cassaintegrati manco hanno diritto all’intera rete”. Per esempio.
Io farei un sacco di cose. Però per farle ci vogliono un sacco di soldi, e nessuno me li dà. Ho due lauree, e questo in Italia va molto a mio svantaggio, perché faccio parte di quella schiera che non ha visto e non ha fatto, e le cose le ha lette solo sui libri.
Cosa che non è per niente vera, ma vallo a spiegare a quei soggetti con problemi posturali, evidenziati dalle magliette a righe, che non hanno la più pallida idea di cosa sono stati gli anni ottanta proprio mentre ne promuovono il revival! (L’unica cosa salvabile è Ritorno al Futuro, ma i giacchetti di jeanz con le spalline mica hanno il coraggio di metterseli, eh?!).
Con questo mio tipo di formazione mi verrebbe da rispondere che: la fonte dicotomica della divisione del lavoro – quella tra testa e mano, ovvero tra pensiero e azione – si è approfondita a tal punto che la dialettica storica, fatta di contraddizioni, ha prodotto una scissione all’interno dell’interezza del singolo individuo-soggetto, facendone un oggetto per se stesso, in modo da proiettare fuori di sé la propria identità in una unicità che non ha nulla di unico, ma è solo il sintomo della frantumazione dell’unità.
Ma non posso parlare né scrivere così. Perché è un periodo troppo lungo, l’articolazione è troppo ipotattica… volevo dire, fatta di frasi subordinate invece che coordinate… la paratassi… cioè volevo dire… NO! NON ESISTE UN ALTRO MODO PER DIRE PARATASSI!!
Dunque la cultura non serve più. Del resto per valere tutti “uno” è indispensabile un appiattimento sul pensiero unico, o forse binario, per cui uno è tutto ciò che non è zero.
Diciamo pure che più che democrazia diretta, questa sembrerebbe una forma di tecnocrazia cui, chi ha un minimo di coscienza della storia e della tradizione culturale, ne è tagliato fuori. Per esempio chi vale due, o tre o dieci, ne è tagliato fuori.
“Ma tu non capisci! E’ un modo per eliminare la djèraarkìa sòsciaaale!”
“Ah. Scusa. E quindi per eliminarla la riduciamo verso il basso, invece che verso l’alto?”
Ebbene sì.
Cioè, invece che valere tutti dieci, si è deciso che tutti, ma proprio tutti, diciamo il centopercento, debbano valere uno.
Non sarebbe stato meglio valere tutti zero? Almeno uno aveva una prospettiva universalistica! So, che è difficile da ammettere, ma è così: il nulla è univerale! tadà!
Uno invece è semplicemente il contrario di Tutti. Gli manca la dialettica, che è quella cosa che ci fa venire voglia di stare insieme e invece che dire uno, ci fa venire un desiderio irrefrenabile di dire “molti”, ma anche “molto, molto di più”.
Certo, cristallizzare la pigra retorica con cui si condanna tutto grazie al diritto di recesso, oppure quella peggiore, con cui si invita a partecipare al nostro club “‘nvece de criticare, partecipa e vieni a vede’ com’è! Io le cose le faccio, mica critico!” (tipo smacchiare i giaguari… insomma), ecco, cristallizzare questa retorica forse non è proprio quello che si potrebbe chiamare un comportamento progressivo.
Per esempio, il fatto che il peggior sfruttamento sulla natura sia quello operato sull’essere umano – perché l’essere umano è natura – dovrebbe essere approfondito un pochino di più quando stiamo lì a farci le seghe mentale sui pannelli solari e lo smaltimento del silicio. (Di cui è costituita buona parte dei gusci dei protisti… quelli che infine hanno formato le scogliere di Dover, per esempio).
Per esempio, considerando che l’economia è prima di tutto una scienza sociale e non è farsi il whiskey distillando fiori, e che non è con quest’ultima scelta che miglioriamo le sorti dell’umanità.
Come non è chiedendo al pio e umile papa Francesco di risolvere il problema del traffico in Italia, nello specifico a Roma, che dimostriamo di averci capito qualcosa, neppure di aver capito a chi, maledizione, bisogna rivolgersi per risolvere determinati problemi.
Ma noi, invece, si pensa di aver capito tutto. (Questo è un anacoluto e non un errore grammaticale).
E forse è qui che si genera il malinteso.
Platone nel Fedro li chiamava i “doxasophoi”: quelli che credono di essere saggi, ma non lo sono.
Ne sono passati di secoli da Platone! E mica vogliamo riproporre la struttura della sua Repubblica! Per carità!
Però, per esempio, si potrebbe considerare non più la saggezza, come la intendevano quei cretini dei filosofi greci che sotto gli ulivi si interrogavano sul senso dell’Essere (“e ‘nfatti s’è vissooo che fin’haffatt’aa Grescia”), ma la coscienza, nel senso di capacità critica. (Anche perché ora, in teoria, abbiamo proprio la repubblica dei saggi, grazie prima a un golpe, operato dal potere stesso e poi dall’inettitudine di chiunque valga zero, uno o di più).
Comprendere i nessi, per farla breve, è indispensabile per avere una visione del mondo. Altrimenti continuiamo a valere sempre di meno, pure se usiamo shampoo Pantene, proprio perché facciamo le cose senza sapere cosa cazzo stiamo facendo.
Mi è tornato alla mente questo https://www.youtube.com/watch?v=UHVrwTxtXGI