
Evaporata in una nuvola rossa.
trasformare artisticamentePotrei risponderti che il mio vestito strappato è il migliore che ho, perché non è quello della schiava. Potrei spiegarti che i miei capelli lunghi hanno a che fare con le mie frustrazioni risolte.
Potrei urlarti in faccia che il mio benessere è legato a chi non mi chiede “perché?”.
Potrei farti venire la pelle d’oca se solo mi lasciassi parlare. Con quel lirismo da adolescente spocchiosa e strafottente che non ho mai abbandonato. Se solo tu mi lasciassi parlare.
Potrei disarmarti con la mia saggezza infantile. Con la mia rabbia che non riesce mai ad uccidere, ma solo a farti sentire vivo.
Potrei farti ridere. Perché lo decido io. Mentre ti metto davanti a uno specchio, facendoti credere che parlo di altri e non di te.
Potrei lasciarti con una domanda che ti fai solo il giorno dopo. Che ti tormenta solo il giorno dopo, mentre quello prima ti sentivi avvolto da una piacevole serenità.
Potrei toccare tutti i tuoi nervi scoperti, consapevole dell’universalità del dolore. Potrei agire conseguentemente alla profonda cognizione di quali sono le bassezze di un uomo. Perché le conosco. Perché non me ne vergognai quando le ho potute affrontare.
Potrei continuare a innescare la catena di odio che fa avere un senso a questa vita solo nel potere o nella morte.
Potrei smentire le tue frustrazioni intellettuali dicenti soltanto “mi dispiace”.
Potrei così elevare la solitudine a una forma d’arte. Invece che a un mero gioco di potere psicologico e cameratista.