la vision

interpretare filosoficamente

Ho imparato questo nuovo termine: vision. Ho imparato anche purtroppo che troppo spesso viene confuso con “filosofia”. O forse la filosofia viene confusa con la “vision”. Noto sempre più spesso questo dilagare di termini filofici in ambito aziendale, specie nelle start up, di qualsiasi tipo e a qualsiasi livello. La filosofia come Weltanshaung pubblicitaria o commerciale. Non avrei potuto pensare una fine peggiore.
Ecco dunque la grande spaccatura, tra l’accademia e il marketing, anzi, per chiamarlo con il suo nome “il social media marketing”.
La filosofia è una cosa tanto poco seria che non si può permettere di essere trattata così male! Non può essere confusa con uno stile di vita o con la visione delle cose, privatissima e legata all’emotività.
Intanto la filosofia è amore per la sapienza. E la sapienza non è la saggezza. La sapienza è avere un sapore non è un sapore, non è un sapere è avere voglia di sapere.
Una pippa filosofica è una contraddizione in termini, perché una pippa è autoerotica, la filosofia non lo è. Perché la verità non è autoerotica, come nemmeno la sua ricerca.
Il superamento dei limiti, le fenomenologie, la praxis… tutte parole che sono concetti e hanno una storia: la loro materialità è legata alla storia del pensiero, che è essa stessa la storia delle azioni degli uomini.
Alla fine sono diventata una progettista (non una designer, che vuol dire tutto e niente) sono una progettista. Un progetto è per sua natura virtuale: è la prima fase per la realizzazione di qualcosa. Senza progetto, nessuna realizzazione.
Ogni giorno mi sveglio e devo avere a che fare con persone che non comprendono questo: o sono troppo astratta, o sono poco accademica. Ma la verità è che non sarebbe esistito uno sbocco professionale più appropriato, per un filosofo, che non fosse quello della progettualità. Sempre meglio che diventare un filosofo da quotidiano o da best seller.
Infatti la filosofia non è al passo con i tempi in quanto se stessa: può esserlo, ma non in quanto se stessa. Per esempio può esserlo professionalizzando dei progettisti, ma un filosofo che fa l’opinionista in tv o il politologo e diventa una star non è un filosofo. E’ un’altra cosa che non si prende la responsabilità di chiamarsi con un nome. E questo atteggiamento davvero non è filosofico.
Un filosofo giunge sul far della sera, con gli occhi da civetta e lo stesso peso sul cuore di Cassandra. Un filosofo è tale dopo che sarà morto perché ha qualcosa da dire ai posteri che hanno voglia di partire da una base solida, fatta non solo di analisi ma anche di sintesi.
Ricordo una delle più belle lezioni del mio professore di greco e latino al liceo, sulla crisi del IV secolo ad Atene, periodo di stoicismo e scetticismo. La sua tesi era che nei periodi di crisi l’uomo si interiorizzava e poneva al centro l’individuo al posto della comunità. La crisi infatti aveva a che fare con una frammentazione dell’io collettivo che riconduce necessariamente all’io individuale.
E in effetti, continuava spiegandoci che l’etimologia della parola crisi viene dal greco krinomai, che significa giudicare, valutare, ponderare, analizzare. La crisi ha a che fare con l’analisi, non con la sintesi. Commercia con la singolarità non con la collettività.
Poi ho incontrato Marx, di cui non ho intenzione qui di riportare il concetto di crisi perché merita senza dubbio una trattazione a parte, specialmente in questa epoca di crisi che appena può si riempie la bocca di concetti marxiani senza averlo mai letto.
Insomma, questa crisi noi ce la ritroviamo da Freud in poi, in questa interiorizzazione estetizzante e un po’ porno (un pop porno) che confonde il microcosmo con il mondo, i follower  con i fan, che è certo di sé come lo è un adolescente in calore.
E allora ecco che la filosofia corre in aiuto, fornendo le parole adatte, che hanno una storia ma facilmente interiorizzabili, collegabili all’emotività alla singolarità qualunque che vuole darsi un tono da intellettuale progettuale.
E invece si chiama furto: un furto autorizzato, proprio come quello delle banche.
E così tutto è chiaro, tutto è spiegato. Io sto male, sto malissimo e visto che sono una rpogettista mi costruisco il mio sito, dove scrivo di filosofia, di me, del mondo e costruisco piano piano il mio sistema. Chissà se un giorno non finirò in qualche libro, gratuitamente scaricabile su amazon per il peggior kindle dallo schermo illeggibile sotto il sole, al mare.

23 Luglio 2014
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