A carte scoperte

interpretare filosoficamente

Nelle mani dei saggi, dei giusti, degli onesti, dei buoni porta gioia, benessere, pace e prosperità, ma nelle mani dei malvagi conduce alla distruzione, alla schiavitù, all’eterna dannazione in vita. Il potere.
Questa distinzione è il più grande Leitmotiv del mondo cristianizzato. Già perché pare che i Greci o popolazioni più antiche non prevedessero questa forza così nettamente in grado di distingue e distinguersi in bene e in male.
Ecco perché negli anni ’70 andava tanto forte il tao, che chiaramente spiegava come dialetticamente bene e male, luce e buio, yin e yang si generassero reciprocamente. Ecco perché quei maledetti fricchettoni capelloni li hanno sterminati a botte di eroina. Forse avevano capito qualcosa, e quel qualcosa magari era molto di più rispetto al disvalore morale del sesso libero praticato orgiasticamente durante concerti diabolici dove pubblico e musicisti erano tutti nudi.
Sarà l’armata dei sonnambuli di Wu Ming, sarà che in questi giorni è d’uopo ripassare Star Wars, sarà il mio hegelismo ateo, ma in effetti ultimamente non penso ad altro. Questa forza cosmica che a) finisce nelle mani di qualcuno che b) ci fa quello che la sua propria indole gli comunica di farci e che c) comunque in fondo lo sai che devono vincere i buoni.
Se questo schema è valido la paroletta magica è “vincere”. Anche se fosse nelle mani dei buoni comunque questa forza implica una vittoria, e dunque una guerra. In Star Wars per esempio non c’è quello che nel borghesissimo linguaggio cinefilo si chiama “scavo psicologico dei personaggi” ma ciò pare che sia a vantaggio di una certa chiarezza di chi siano i buoni (che poi sarebbero i rivoluzionari democratici) e i cattivi (che assumono varie forme, da traditori a mercanti alieni dall’evocativo accento russo, a deboli e paurosi che si lasciano attrarre dal potere del comando). Aprirei una parentesi su Anakin/Darth Vader: no, nemmeno lui ha uno scavo psicologico, rappresenta semplicemente il bambino un po’ geniale che coltivato troppo tardi interiorizza il male subito e un po’ pasolinianamente non può liberarsi dallo stato di miseria in cui è cresciuto negli anni più formativi della sua vita. Infatti poi quella genialità la metterà a servizio del male perché dentro di sé cova il rancore, che avrà termine finché suo figlio non compirà il parricidio e spezzerà la famosa e cristianissima freudiana catena della colpa dei padri che ricadono sui figli. Sì Freud era ebreo, lo so, ma la cultura dominante…

Fine della nota.

Io adoro Star Wars e guai a chi me lo tocca. Solo io ovviamente, come si fa con le persone a cui si vuole più bene, posso sollevare dei dubbi su quello che considero e considererò sempre un capolavoro imbattuto della storia dell’umanità.

L’armata dei sonnambuli di Wu Ming invece presenta la questione in modo più complesso. Intanto questa forza cosmica è letta da un punto di vista storico materlialistico e questo già cambia le cose, perché è calata nella Rivoluzione Francese, che così diviene ancora di più la conferma, o la cresima per rimanere nel teologico-politico più teologico che politico (oppure no?), del cristianesimo (che deandreianamento sarebbe sempre buona cosa separare da quel povero Joshua che comunque c’ha provato ad andare contro il potere costituito, ma questa è un’altra storia, o forse no, nel senso che poi comunque tutte le rivoluzioni finiscono con un nuovo impero: sì, direi che è la stessa solita storia. O almeno la stessa solita storia a partire dal povero Joshua di Nazareth).

I personaggi dell’armata dei sonnambuli hanno uno “scavo psicologico” talmente profondo che non si meritano affatto questa perifrasi tanto capitalistica. Direi che hanno più una profondità umana.
Spero che George Lucas non la prenda sul personale, ma so che non potrebbe mai passare al lato oscuro della forza, quindi credo che potrò stare tranquilla.

Nell’armata dei sonnambuli la parabola politica della rivoluzione francese – la rivoluzione borghese – è chiara: inizialmente è davvero fatta dal popolo, davvero prende le mosse dai bisogni dei poveri, degli sfruttati, dalle esigenze soprattutto sociali, prima che civili, dei reietti. Davvero viene decapitato il re. Davvero i realisti restano in tre e non riescono a fermare la decapitazione del Capeto. Poi c’è il succedersi dello status quo, uno status quo che cambia repentinamente a seconda delle varie frange in cui il popolo e il parlamento è suddiviso. E fin qui niente di nuovo. Questo piano del libro racconta lo svolgersi della tragedia.
Poi, accanto a tutto questo, c’è il piano del magnetismo animale, che subirà una strana parabola, quasi impercettibile eppure fondamentale: alla fine, quando la tragedia sta per compiersi mostrerà il suo volto più naturale. Animale e naturale assumono significati diversi nella collettivizzazione di questa forza magnetica: il magnetismo animale è in grado di rivolgersi a una sola persona, quello naturale invece può agire in modo collettivo.
Sarà “il male” che potrà far funzionare il magnetismo animale sulla collettività.
L’armata dei sonnambuli infatti sarà costituita da persone che hanno subito il potere di un uomo, un realista che vuole ristabilire la monarchia. Il magnetismo animale agisce sulla parte più “naturale” di quegli uomini che possiedono un flusso magnetico debole o comunque mancante e interrotto.
Il magnetismo, viene spiegato, è una forza che si può piegare mediante la volontà. E’ una forza “pratica”, in termini filosofici (ebbene sì, miei giovani e svogliati Padawan: esiste una filosofia pratica! Ossimori? Contraddizioni? Ignoranza? Mai la mediocrità potrà rispondere a queste domande e che la forza sia con voi!).
La domanda allora è se la volontà sia più forte del magnetismo o se il magnetismo non abbia alcun senso senza una volontà in grado di indirizzarlo e questa domanda acquisisce ancora più senso nei confronti del magnetismo naturale o, forse possiamo chiamarlo, vegetale (perché di quello minerale mi pare non se ne parli, con buona pace dei fricchettoni e seguendo la linea occidentale che da Platone e Aristotele arriva fino ai nostri giorni occidentali). Perché se forse è più semplice pensare la volontà negli animali, più difficile è pensarla nelle piante, negli organismi in genere (figuriamoci nelle pietre! Ma forse Goethe e i fricchettoni non sarebbero d’accordo).

Sto inserendo davvero troppe parentesi, ma si tratta di matrioske, non di insicurezza, non me vogliate.

Alla fine dell’armata dei sonnambuli chi vince? Ma ovviamente Napoleone, la Merkel e Renzi! Anche se nel romanzo non se ne parla affatto e non vengono neppure indicati.

======== [SPOILER] ATTENZIONE! A QUESTO PUNTO SCRIVO COME FINISCE IL ROMANZO! [/SPOILER] ==============

 
La storia si conclude con lo smascheramento del terribile Laplace, che alla fine ha provato a liberare il delfino rinchiuso dai rivoluzionari in una torre. Lui è quello che ha guidato l’armata dei sonnambuli a partire dal manicomio di Bicetre, lui è quello che ha stuprato Marie del foborgo di Sant’Antonio, (protagonista femminile ai livelli solo di Ursula, di Q) rivoluzionaria e madre e protofemminista molto più avanti dei resti intailleurati delle sessantottine della prima ora ormai troppo gelose delle nuore per non giudicare moralmente le risicatisse minigonne degli anni ’90. (Ma questa è davvero un’altra storia!).

Insomma scavo o no, tanto dei personaggi quanto delle fonti, il problema è il volere prima o assieme al potere. Che si tratti di un consiglio oligarchico di illuminati o di un cattivone che ritiene di essere il solo detentore della verità mentre tutti gli altri poveracci ancora non ci sono arrivati al fatto che lui vuole solo un po’ di affetto, il problema comunque è: chi vince? chi comanda? E di questo non potremo mai liberarcene, pure dopo aver fatto un parricidio che uccide solo la parte cattiva di nostro padre, perché la parte buona rifinisce in un’aurea blu accanto a Ioda e Obi-Wan Kenobi o diventa Napoleone. Ché alla fine qualcuno che ci guida è necessario e nostro padre mica lo possiamo davvero uccidere. Oppure è la natura, questa forza cosmica che comunque bisogna piegare e indirizzare mediante la volontà per il bene di chi non è in grado di farlo.
E così il mangetismo animale, che poi diventa magnetismo vegetale (o naturale) può assumere le forme del problema storia/natura o cultura/natura, che tanto per spiegarlo nelle sue formulazioni più becere è quello che si chiede se è giusto che gli omosessuali abbiano dei figli visto che per natura non possono averne o se l’uomo secondo la sua evoluzione e la sua dentatura possa mangiare carne oppure no.

Ma che c’entrano adesso gli omossessuali e i vegetariani con la rivoluzione francese? Che la forza sia con noi!

3 Gennaio 2016
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