Berlin

trasformare artisticamente

Questo posto terribilmente geografico. Ma mai abbastanza. Una città di tutti eppure di nessuno. Che cambia ma mai insieme a te, che ti fa ritrovare quello che non ti ha dato quando lo cercavi e te lo rida sempre quando non ci sei più. Che si impone, si dichiara, che esiste, che si fa cercare, si lascia trovare, lascia che tu ti perda e anche ti fa perdere tutto. Proprio mentre pensi di averlo trovato.

Il suo sole invernale che alle due è già così basso e quello d’estate che non tramonta mai. La nostalgia, la Ostalgia, casa tua. Che tua non sarà mai.

E le possibilità, quelle che sono troppo facili per chiamarle progetto. La semplicità, quella che è troppo facile per non credere che è solo un sogno. L’urgenza di tornare per portare tutto dentro di te. Lo scontro con la realtà che ti dice che quell’ordine era solo esteriore.

Non ritrovarlo. Cercarlo di nuovo.

Trovarlo finalmente.

Rendersi conto che la storia è solo ricostruita, perché rasa al suolo. Come un enorme museo a cielo aperto. Berlino che ti dichiara l’illusione che è. Quella che ti promette, che ti suscita.

E finché non la capisci, finché non capisci che tutto il nuovo che convinve col vecchio, le identità che convivono con le differenza sono state ricostruite sulle macerie della storia e del dolore, non la capirai mai e non capirai mai cos’è che cerchi lì.

29 Gennaio 2013
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